Il beato Odorico da Pordenone ha toccato anche le Filippine nel suo viaggio
verso la Cina e sull’isola di Luzon ha celebrato una santa messa, la prima
celebrata nell’arcipelago, addirittura quasi duecento anni prima di quanto
riportano i testi ufficiali. La notizia non soltanto illumina di nuova luce il
viaggio del missionario il cui corpo riposa a Udine, ma potrebbe anche influire
nella causa di canonizzazione in corso che potrebbe far diventare santo colui
che è già beato.
A scoprire questo suo sbarco nelle Filippine è stato l’udinese padre Luigi
Malamocco, missionario stimmatino, che sabato 22 settembre di quest'anno è
salito su un pullmino con alcune suore dell’ordine delle figlie di San Francesco
di Sales, accompagnate dalla loro superiora, italiana anch’essa, per dirigersi
verso il paese di Bolinao, a poco meno di 300 chilometri da Manila verso il
nord-nordovest dell'isola di Luzon.
Le suore avevano avuto la promessa di poter fondare una comunità di aiuto
parrocchiale nella parrocchia di Bolinao, avevano già contattato il vescovo
della diocesi di Alaminos, da cui Bolinao dipende ed erano state finalmente
invitate dal parroco di Bolinao di andarlo a trovare per verificare le
possibilità di fondare questa comunità di carità e apostolato.
«La strada –
racconta padre Malamocco – è molto buona e all’inizio passa vicino al vulcano
Pinatubo che dieci anni fa ha eruttato coprendo di lava e cenere una zona molto
vasta.
Adesso il suo cratere è allagato, ma il vulcano è sempre sotto osservazione.
Poi abbiamo superato Tarlac e siamo arrivati ad Alaminos dove, però, il vescovo
era momentaneamente assente. La zona è famoso anche dal punto di vista turistico
perché si affaccia sul golfo di Lingaien, famoso perché è trapuntato dalle
Hundred Islands, che sono più di cento isolette e scogli che creano un ricamo
stupendo.
Da lì siamo arrivati alla penisola che termina con il paese di Bolinao che
conta circa 50 mila abitanti e che si affaccia sul Mare cinese meridionale che
separa le Filippine dal continente asiatico e che è caratterizzato da tempeste
furiose e violentissime, furiose. Bolinao prende il suo nome da un pesce locale,
piccolino, molto diffuso, che è il pasto principale quotidiano della comunità di
pescatori che forma la maggior parte della popolazione che è poverissima».
«Scendiamo – continua padre Malamocco – e vado con le suore nella parrocchia
che è formata da una chiesa antica, del Seicento, costruita con l’inconfondibile
stile dell’architettura spagnola. Il parroco è un filippino molto giovane e la
canonica in cui vive, accanto alla chiesa, è di legno, davvero di estrema
povertà. Mi presento come sacerdote italiano e lui mi invita con orgoglio a dare
un’occhiata a un fascicolo nel quale è stampata la storia della parrocchia di
Bolinao con tutto l’elenco dei parrochi che si sono succeduti dal 1630 a oggi.
Ma la cosa che mi lascia stupefatto è una data che anticipa tutte le altre e
che è anche visivamente staccata. È il 1324 e accanto a questa data c’è scritto
in inglese: “Un certo padre Oderich from Italy è arrivato in queste nostre coste
di Bolinao: per paura della tempesta, la nave su cui viaggiava si è riparata in
questo porto. Questo padre è sceso e ha celebrato la santa messa per gli
indigeni di allora”. Si tratta di poche mote, ma io sento un colpo al cuore
perché capisco che si tratta nientemeno che del beato Odorico da Pordenone.
Tutto combacia sia per il nome, sia perché dall’Italia in quegli anni nessun
altro era andato da quelle parti».
È una combinazione straordinaria e padre Malamocco non manca di
sottolinearla: «Sono meravigliato e commosso nel sapere che sulla stessa terra
su cui sto camminando 777 anni prima è arrivato il beato Odorico, e che anch’io,
come lui, sono un prete che arriva da Udine, dalla città che custodisce
gelosamente e orgogliosamente le sue reliquie».
I dubbi residui si sciolgono quando, tornato a Udine e recatosi nella chiesa
del Carmine, padre Malamocco controlla le date della vita del beato Odorico da
Pordenone e tutto corrisponde. Si racconta, infatti, che partì da Udine nel 1321
e che con la sua nave passò attraverso il braccio di mare che separa le
Filippine dalla Cina. Quindi è possibile che dopo tre anni di viaggio Odorico si
sia trovato dalle parti di Bolinao ed è anche possibile che la nave su cui
viaggiava abbia riparato a Bolinao per paura delle tempeste di quel mare.
Capo Bolinao, tra l’altro è conosciuto anche per altri accadimenti. «Questo –
dice padre Malamocco – è il punto da cui il 10 giugno 1636 è partito il primo
santo filippino, il gesuita San Lorenzo Ruiz, su una champan, la tipica
imbarcazione cinese, con una ventina di domenicani verso il Giappone. Ma lì
furono tutti trucidati e morirono da martiri. Partirono da Bolinao perché le
autorità spagnole avevano proibito le partenze da Manila perché sapevano che
chiunque arrivava sulle coste giapponesi era subito ucciso. Ma a Bolinao
tornarono quasi subito, prima della partenza definitiva, perché era scoppiato un
uragano e la navicella correva il rischio di rovesciarsi e di affondare. Quindi
Bolinao poteva essere stato anche per Odorico un approdo di salvezza».
Il nome di Bolinao ricorre anche nella storia dei pirati cinesi che spesso
sbarcavano su queste coste per poi dilagare sulla parte occidentale dell'isola
di Luzon scendendo verso Manila. «Il 20 maggio 1572 – ricorda il missionario
udinese – Juan de Salcedo fu inviato da suo zio, Miguel de Legaspi, governatore
di Manila, a colonizzare le coste filippine. Arrivati a capo Bolinao, lasciarono
le imbarcazioni e proseguirono a piedi. Gli esploratori lo avvisarono: Capitano,
abbiamo avvistato vicino alla costa una grossa nave. I cinesi hanno catturato
parecchi indigeni e senza dubbio si apprestano a portarli nella loro terra per
farne degli schiavi. Salcedo intervenne, sbaragliò i pirati cinesi e poi andò
verso Vigan dove morì».
Ma c’è un'altra cosa importante che padre Malamocco vuole mettere in rilievo:
«Finora si è sempre creduto che la prima santa messa in questo arcipelago fosse
stata celebrata – come raccontò il vicentino Antonio Pigafetta, storiografo
della spedizione che completò il primo giro del mondo – da padre Pedro de
Valderrama, un frate che faceva parte della spedizione di Magellano, sulla
spiaggia dell'isoletta di Limasawa, accanto all'isola di Samar il 31 marzo 1521,
domenica di Pasqua. Se è vero quanto ho trovato scritto sul beato Odorico,
bisognerebbe retrodatare l'orologio che parte dalla data della prima messa di
quasi duecento anni. Più di uno storico filippino aveva già detto che alcuni
missionari fossero sbarcati qua e là prima di Magellano, arrivando dalle parti
di Goa, o da Macao.
Quindi siamo sulle rotte degli spagnoli che nel Seicento andavano a
conquistare le isole di quella parte del mondo dove Magellano era morto
sull’isola di Sebu, ucciso da Lapu Lapu che oggi è considerato il più grande
eroe nazionale, perché ha ridotto gli spagnoli sulla difensiva per un po’ di
tempo».
Una notizia che cambia la storia di Odorico da Pordenone, ma che è
importantissima anche per padre Malamocco che sottolinea: «Ho provato meraviglia
e commozione perché questo ritrovamento è stato per me importantissimo, sia come
sacerdote, sia come udinese. Quando sono tornato a Udine, sono andato al Carmine
a pregare davanti all'urna del beato Odorico e nella preghiera, appoggiando la
mano sul sepolcro, ho detto: Tanti saluti, beato Odorico, da Bolinao. E sono
convinto che lui ha capito di cosa stavo parlando».
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E’ in corso il processo di canonizzazione
Può diventare santo
Dopo Paolino d’Aquileia e dopo Luigi Scrosoppi, è in corso la causa per
essere elevato all’onore degli altari anche per un altro personaggio della
nostra terra: il già beato Odorico da Pordenone dell'ordine dei francescani.
La strada di Odorico verso la santità cominciò l'anno dopo la sua morte,
avvenuta nel gennaio del 1331 nel convento francescano di Udine, quando l'allora
patriarca di Aquileia, Pagano della Torre, istituì una commissione per svolgere
un'indagine sui numerosissimi miracoli che si diceva continuassero a verificarsi
sulla tomba di Odorico, le cui spoglie sono ora conservate in un'arca funebre
nella chiesa del Carmine a Udine.
Lo scopo dell'inchiesta era la beatificazione che, a causa della morte del
patriarca e della poco decisa azione dell'ordine cui Odorico apparteneva, fu
proclamata, solo a distanza di secoli, da Benedetto XIV nel 1755.
«Frate Odorico non era alto di statura, e aveva il volto pallido per i rigori
dell'ascesi; una barba gli scendeva dal mento, dividendosi poi in due corni,
rossastra, ma con venature di bianco. Era santo per vita, ricco per preghiera,
pacato nel parlare, umile in tutto ciò che faceva». Questa, a quanto si sa, è
l'unica descrizione di Odorico da Pordenone e si legge in due manoscritti, che
riportano la relazione del suo viaggio in Oriente.
La fama che circondava Odorico al momento della morte doveva essere certo
legata, oltre che alla condotta di vita esemplare, allo straordinario viaggio
compiuto, nella prima metà del Trecento, in Persia, India e Cina, giunto fino a
noi in un resoconto, che comunemente è conosciuto con il nome di Relatio. Il
racconto ebbe una fortuna straordinaria, dovuta, oltre all'interesse del
contenuto e alla facilità di lettura, alla notorietà dell'autore e alla sua fama
di santità.
L'opera rappresenta una delle più interessanti e popolari narrazioni del
genere del basso medioevo. Gli scopi del viaggio sembrano essere stati
esclusivamente missionari, perché in nessun punto del racconto Odorico si
comporta come un ambasciatore e diplomatico.
Molti degli episodi narrati nella Relatio appaiono inediti anche rispetto a
quelli riferiti in precedenti resoconti di viaggio, come quello di Marco Polo.
Odorico, cresciuto nel Veneto trecentesco, terra di mercanti e imprenditori, è
attento alle notazioni di carattere commerciale, segnalando i migliori prodotti
e il loro costo, citando i mezzi di trasporto e i mezzi di pagamento. Descrive
anche le tradizioni e i costumi delle popolazioni che incontra, confrontandole
con quelle della sua patria. L'aura magica delle terre d'Oriente e la
straordinaria personalità di Odorico hanno contribuito a rendere la Relatio un
best seller della letteratura di viaggio del medioevo.
A.S. ----------
Da Venezia alla Cina e ritorno in dieci anni
Sulle orme di Marco Polo
di OTTORINO BURELLI
Contemporaneo di Dante Alighieri, partecipe di un tempo in cui la cristianità
presenta inquietudini e contraddizioni, certamente coinvolto dai movimenti
mistici e di rinnovamento che gli ordini religiosi stavano diffondendo in una
cultura ancora medievale, con la curiosità di notizie che venivano dalle prime
esplorazioni di missionari nell’Estremo Oriente, un friulano si colloca come
protagonista di un avvicinamento assolutamente nuovo tra due mondi: l’Europa e
l’Asia.
Odorico da Pordenone è l’uomo che nel Trecento rappresenta una scoperta
fondamentale di Paesi, fino allora relegati nella fantasia collettiva, appena
preceduto dal Milione di Marco Polo.
Nato certamente a Villanova di Pordenone
verso il 1265, da una famiglia Mattiussi, presenta poche certezze biografiche,
anche se le date fondamentali della sua vita non possono essere messe in
discussione: entrato molto giovane nell’ordine francescano, viene mandato –
verso la fine del Duecento – nel Mediterraneo orientale per una prima missione,
toccando poi, agli inizi del nuovo secolo, i Balcani, l’Ungheria e la
Polonia.
La vera ed esaltante esperienza di Odorico ha inizio con la sua
partenza – da Venezia – per Costantinopoli: tutto fa pensare che sia avvenuta
verso il 1318.
Una peregrinazione che dura oltre dieci anni e che si snoda in un percorso
articolato e non sempre del tutto decifrabile con esattezza, dal Mar Nero a
Bombay, attraversando l’attuale Iraq, per arrivare poi a Giava, costeggiare la
penisola indiana toccando porti e isole e attraversare l’Oceano Indiano fino
alle isole dell’arcipelago della Sonda.
Un itinerario segnato da estreme difficoltà, da scoperte, da incidenti e
fortunose esperienze. A Pechino – dove da poco era morto il Kubilai Khan di cui
aveva abbondantemente scritto Marco Polo – Odorico entrò a corte, accolto con
discreta cordialità, anche per quello scambio di conoscenze che gli imperatori
cinesi apprezzavano nella presenza dei missionari europei.
Lo si ritrova a Pisa nel 1330 ed è documentata la sua presenza in quella
città, dopo un viaggio di ritorno che si sviluppò via terra, discendendo da
Pechino, toccando la Persia, l’Armenia e diretto ad Avignone per incontrare Papa
Giovanni XXII.
Ma in Italia le sue condizioni di salute si fecero precarie ed ebbe il tempo
di comporre, dettandole, le sue memorie: Descriptio terrarum, o Itinerarium.
Sono la sintesi di quanto ha potuto vedere, annotare, osservare il
frate-esploratore in quasi vent’anni di viaggi in Paesi sconosciuti.
Odorico
morì nel 1331 a Udine, dove ancora riposa all’interno della chiesa del Carmine,
in via Aquileia, e fu subito venerato come santo.